Corpo e carattere si sviluppano insieme e sono l’uno lo specchio dell’altro.
La forma psicofisica che abbiamo non dipende solo dalle caratteristiche genetiche, ma in gran parte è il frutto dello scambio relazionale che abbiamo nella famiglia in cui nasciamo.
Entro i 6 anni d’età, nelle interazioni che abbiamo con le figure di accudimento, poniamo le basi della persona che diventeremo e lo facciamo adattandoci alla famiglia in cui ci troviamo a crescere. Ogni famiglia ha le sue regole esplicite ed implicite e per “sopravvivere” da bambini dobbiamo imparare a trattenere quelle emozioni che nella nostra famiglia d’origine non sono ammesse. Ci sono famiglie in cui non è tollerato il pianto, altre che vietano l’espressione della rabbia, altre ancora che non sopportano la paura o che non sostengono l’eccitazione, ritenendo la vitalità “eccessiva”.
Cosa è l’emozione? L’emozione è un movimento energetico all’interno del corpo: quando proviamo emozioni come tristezza e paura attiviamo un movimento energetico di contrazione, che ci porta verso l’interno, a chiuderci. Ad esempio nel primo caso il petto collassa e le spalle si chiudono in avanti, mentre vengono tenute sù, nel secondo. L’emozione che stiamo provando è questo movimento energetico. Quando proviamo emozioni come gioia e rabbia attiviamo un movimento energetico di espansione che ci porta dal nostro centro verso l’esterno. Il petto e lo sguardo si aprono nella gioia, nella rabbia il sangue pulsa e irrora maggiormente braccia, gambe e occhi. Questo movimento è l’emozione stessa che letteralmente: “ci muove verso”, mobilitando la nostra muscolatura.
Torniamo a cercare di capire come sono legati insieme struttura fisica e carattere. Da bambini impariamo a difenderci dalla disapprovazione trattenendo l’emozione proibita e lo facciamo contraendo ripetutamente i gruppi muscolari che avremmo usato per esprimere l’emozione: chiudiamo la gola al pianto o alle urla di rabbia e di gioia; blocchiamo le spalle in alto, per trattenere la paura; paralizziamo le gambe e le braccia, che vorrebbero scappare o fermare il nostro aggressore. La contrazione ripetuta di questi muscoli, a un certo punto, diventa cronica e allo stesso tempo smettiamo di sentire l’emozione (del pianto, della rabbia, della paura, della gioia), che passa a un livello inconscio. Abbiamo sviluppato una difesa somatopsichica.
Fare ciò, da una parte ci consente di crescere e di superare le difficoltà e le esperienze dolorose, ma dall’altra ci blocca costruendo un’armatura con anelli di tensione muscolare cronica, che impediscono il libero fluire del respiro e quindi dell’energia, dell’espressività, della vitalità e della spontaneità. Qualche esempio: pensiamo alla postura delle spalle curve e del petto chiuso, dopo anni e anni di rimproveri e critiche, che ci serve a proteggere il cuore o, per contro, alla postura fiera e piena di grazia, dopo anni di parole e gesti amorevoli, che ci consente di aprirci al mondo senza timore. O ancora, proviamo a ricordare uno sguardo che comunica tristezza, anche su un volto sorridente o un altro che ci fa sentire invasi, anche quando è accompagnato da una mimica amichevole.
Il lavoro della psicoterapia bioenergetica porta l’attenzione della persona su queste difese, lavorando con parole ed esercizi, prima per sentirle, poi per ammorbidirle, così da arrivare a recuperare almeno in parte la capacità di sentire ed esprimere l’emozione.
Qual’è il legame tra carattere, energia ed emozione? Il carattere funziona come regolatore dei movimenti energetici di espansione e contrazione e produce una forma fisica tipica (gambe muscolose o meno, collo in avanti o incassato, spalle piccole o grosse) e certi modi di muoversi nel mondo (a testa alta o bassa, di fretta o lentamente, in punta di piedi o con decisione). Lowen descrisse cinque strutture psico-fisiche tipiche: schizoide, orale, psicopatico/narcisista, masochista e rigido. Facciamo qualche esempio dal mondo del cinema per capire meglio quale forme corporee corrispondono a quali attributi della personalità:
Elsa, la regina di ghiaccio, tutta testa e niente corpo, ha una struttura fisica fragile ed è vittima della sua stessa paura: chiusa nel timore del contatto, evita gli altri per proteggerli dalla sua rabbia inconscia, che sente mortalmente pericolosa. (alias lo Schizoide)
Crudelia Demon è molto alta, magra, col petto collassato, la testa che guida il movimento di un corpo rassegnato a seguire. Lo sguardo proteso a prendere, si aggrappa agli altri, che usa per avere ciò che desidera, ostentando un’autosufficienza che non possiede realmente. Dà, con la pretesa di ricevere. (alias Orale)
Nell’uomo che è dentro Ironman ritroviamo i tratti di un corpo perfetto, un petto espanso ed attraente, con un cuore fragile e ferito, che costruisce intorno a sé un’armatura per tenere il mondo lontano da quel c
uore. Non vede gli altri, è tutto centrato su se stesso, proteso a cercare di costruirsi una realtà di ammirazione. (alias Psicopatico/Narcisista)
Hulk
è un uomo ingegnoso, capace di grande concentrazione, sa sopportare frustrazione e rabbia con grande controllo, è lui stesso controllato dal senso di colpa, ma quando raggiunge il limite… esplode. È grosso, ha cosce potenti e radicate, dà l’impressione di una montagna… che però è quella del vulcano! (alias Masochista)
Capitan America è un magnifico esempio di dedizione al dovere, è inflessibile, generoso, non ama essere al centro della scena, ma ci finisce, non riesce però ad aprire il cuore. (alias Rigido)
Ogni essere umano ha dunque un corpo e una psiche che sono l’uno lo specchio dell’altra. Queste cinque strutture sono solo un riferimento diagnostico, in realtà le persone sono tipi misti: hanno cioè caratteristiche più complesse e possono avere aspetti dell’una o dell’altra struttura. Nel tempo, lavorando con la psicoterapia, i corpi si trasformano in simmetria con l’ammorbidirsi delle difese e così il carattere, che diviene più flessibile, per cui potremo scoprire che la ferita di un Ironman, nascondeva una base alla Crudelia… e lì, come succede a Tony Stark, l’armatura comincia ad ammorbidirsi.
Bibliografia
Lowen, A. Il piacere. Un approccio creativo alla vita