Le nuvole sono come i pensieri, assumono i colori della luce che le colpisce.
Quella variazione cromatica che ci attrae però è solo un riflesso, che muta al cambiare della luce.
Così è il pensiero, mutevole e inaffidabile se non radicato nella sensazione. Può dipingere panorami paradisiaci e in un istante trasformarli in una fetida palude:
Mi innamoro perdutamente di un uomo che sembra realizzare tutte le mie fantasie e poi dopo qualche mese di convivenza lo scopro diverso, mi delude. La nuvola rosa diventa grigia. Quell’uomo non era che un riflesso dei miei desideri, l’uomo reale non l’avevo visto veramente.
Quando le emozioni che proviamo sono radicate nel corpo, non ci allontanano dalla realtà esterna, ma dialogano con essa, mostrandoci gioie e dolori:
Quando sono vicina a lui sento calore, mi sento accolta, è gentile, mi piace molto, mi fa sentire amata… però sento anche irritazione sulla schiena e nelle spalle, quando fa decidere sempre tutto a me e non mi tiene testa. La nuvola ha sfumature rosa e grigie contemporaneamente.
Ma anche i pensieri possono far sentire sensazioni fisiche e ci confondono quando succede questo. Ci disorientano perché ci portano a scambiare quelle sensazioni per conferme affidabili:
Penso di non valere molto, nessuno mi parlerà alla festa. Questo pensiero provoca una chiusura nel mio corpo, tengo gli occhi bassi, mi tengo in disparte dagli altri. Gli altri mi percepiscono chiusa e non si avvicinano e questo conferma il mio pensiero di non valere e di non essere vista. Vedo grigio, presumo pioggia in arrivo, la pioggia arriva.
È chiaro che le cose potrebbero andare diversamente se indossassi un altro paio di occhiali e se accogliessi il mio imbarazzo, prendendolo per mano e portandolo alla festa:
Magari potrei ogni tanto consentirmi di dare una timida occhiata per qualche secondo alle altre persone, giusto per verificare se effettivamente mi ignorano, magari qualcuno potrebbe cogliere il mio sforzo e avvicinarsi, perché quella semplice occhiata gli consentirebbe di capire che si tratta di imbarazzo e non desiderio di rimanere isolata! Vedo grigio, ma chissà magari non ho guardato bene, controllo e trovo una piccola macchia rosa in un angolo.
Di che colore sono veramente le nuvole?
Ciò che sento cambia in base a ciò che penso e viceversa. Se porto l’attenzione al corpo e alle sue sensazioni posso trovare spunti per orientare i miei pensieri in una direzione più realistica e certamente meno infelice! Posso scoprire che il modo in cui mi guardo influenza come gli altri mi vedono, così come il mio stesso osservare gli altri è pregno dello sguardo che rivolgo a me.
Ora mi tocca incontrare l’insegnante di mio figlio, sicuramente penserà che sono una madre non all’altezza. Si guardasse lei che grida tutto il tempo in classe e poi propone ai bambini delle cose talmente noiose che, come posso dare loro torto se fanno cagnara?
Chi sta giudicando chi? La madre deve andare al ricevimento ed è spinta dal suo stesso vedere le cose in termini giudicanti. Arriva al colloquio sulla difensiva, avendo già tranciato lei per prima un giudizio sulla maestra! L’insegnante percepirà l’atteggiamento difensivo/accusatorio e non si predisporrà certo positivamente al dialogo.
Pensieri e sensazioni, quando non sono in dialogo con la realtà esterna, ci portano a percepirla da un’unica prospettiva, come quella del cavallo coi paraocchi. Come una lente che filtra sempre lo stesso colore, proiettandolo sulla nuvola.
Se cerco rosa facilmente sarò orientata a trovarlo, se mi attendo il grigio, facilmente incontrerò quella tonalità.
Ricordarci che la realtà è fatta di sfumature infinite, può aiutarci a riconoscere quando siamo preda di questo meccanismo e vediamo apparire un monocromo nel dialogo con noi stessi o con gli altri.
La realtà è costruita da una serie di suoni sincroni e dissonanze, è un dialogo come quello dell’orchestra, dove il suono finale è il prodotto dell’interazione tra i suoni di tutte le parti in gioco.