L’autonomia si sviluppa a partire dal legame con i genitori. La personalità di ogni bambino prende forma dal gioco tra il suo temperamento, gli stimoli casalinghi (ovvero il tipo di “tana” in cui è capitato) e l’ambiente sociale in cui è inserito.
Ci sono tane troppo sicure, in cui il genitore tende a proteggere troppo il figlio, partendo da una situazione di ansia personale, che spesso non è troppo consapevole. In queste tane al figlio non sono consentiti comportamenti di esplorazione.
Il genitore avrà lo sguardo sempre rivolto al figlio: imboccherà il bambino, non facendolo provare da solo, per evitare che si sporchi o che il cibo cada; lo soccorrerà alla minima caduta o difficoltà, sostenendolo troppo; non gli consentirà di allontanarsi o di giocare esplorando le proprie curiosità; da ragazzo, non gli permetterà di recarsi a scuola e di uscire da solo; monitorerà costantemente il lavoro scolastico, le amicizie e le scelte lavorative.
Un bambino cresciuto in questo modo avrà facilmente difficoltà a separarsi, poiché le troppe premure non gli consentiranno di imparare a gestire i momenti di solitudine e di incertezza, oppure tenderà ad allontanarsi il prima possibile, prendendo la prima occasione che si presenta e realizzando proprio il destino che i genitori volevano evitare!
Quando il genitore tende a proteggere troppo poco il figlio lo spinge a una crescita precoce delle sue abilità e della sua autonomia. Ne sono un’esempio quei bambini che primeggiano, i “bravi bambini” figli di genitori che anelano alla perfezione e anche i bambini che sono stati trascurati, lasciati soli per necessità (lavoro, separazione o assenza, fisica o emotiva, delle figure parentali).
Questo tipo di “tana” rischia di produrre nel bambino una tendenza a comportamenti di autoritarismo, prepotenza e mancanza di contatto con le emozioni proprie ed altrui, oppure un’estrema adesione agli altri, con idealizzazioni molto forti e sottomissione.
Il genitore avrà lo sguardo principalmente rivolto a se stesso e alle sue aspettative: il bambino sarà in difficoltà a sperimentare il mondo esterno secondo i suoi tempi, che sono stati sempre anticipati dall’adulto e tenderà ad aderire al modello genitoriale di “perfezione” o a quello “non sono mai all’altezza”.
Sia il proteggere troppo che il proteggere troppo poco portano il bambino ad avere una notevole difficoltà a differenziarsi dal genitore e a trovare dunque la propria individualità, il suo modo specifico di stare al mondo, perché gli viene costantemente impedita la possibilità di farne esperienza.
L’obiettivo a cui tendere potrebbe forse essere una via di mezzo tra questi due comportamenti estremi?
Un terreno familiare che consenta al bambino di sentirsi sicuro e sostenuto: attraverso limiti, come le regole e gli orari. Che gli consenta di sentirsi amato, ma non soffocato.
Genitori che sono presenti, ma che gli consentono uno spazio per sperimentare in autonomia.
Lo spazio sarà regolato dall’adulto all’inizio, ma via via sempre meno, mano a mano che crescerà la capacità del ragazzino:
“Puoi giocare ai videogiochi mezz’ora a giorni alterni”, potrebbe diventare: “mezz’ora tutti i giorni”, se il bambino impara a staccare quando è l’ora;
“Oppure puoi uscire col tuo amico, ma dovete fare prima i compiti”, potrebbe sparire quando il ragazzo diventa autonomo nel gestirsi piaceri e doveri;
Il castigo quando il bambino risponde male, può venire meno una volta che impara ad esprimere il suo dissenso senza diventare maleducato;
La richiesta continua di coccole e attenzioni sarà gradualmente affiancata al fatto che anche il genitore è umano, si stanca, ha dei bisogni!
In questo tipo di tana c’è spazio per la sperimentazione, per l’espressione emotiva, ma ci sono confini definiti.
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