Da un mese siamo immersi in un terreno emotivo dove l’emozione che domina è la paura.
Si tratta di una paura connessa a qualcosa che, essendo invisibile, crea un terreno estremamente ansiogeno, perché non la possiamo controllare:
Un leone che si avvicina mi terrorizza, ma posso controllare il suo movimento. Nel giro di poco tempo capirò se riuscirò a salvarmi o se sarò mangiato!
Un virus, essendo invisibile, mi lascia con la sensazione di essere costantemente in pericolo, non posso controllare i suoi movimenti e questo stato dall’arme va avanti all’infinito, perdura!
Si innesca un circolo vizioso dove l’allarme non rientra, perché le fantasie e i pensieri proliferano e rinforzano la sensazione di pericolo. Questo circuito si mantiene attivo, affaticando corpo e mente, che perdono risorse e lucidità.
Come funziona il sistema nervoso quando si confronta con la paura?
Quando percepiamo la paura come pericolosa per la vita si attiva il Sistema Nervoso Autonomo, il che vuol dire che il cervello passa ad un tipo di funzionamento non guidato dalla volontà e dalla razionalità.
La corteccia frontale, che governa il nostro sistema riflessivo e razionale va in stand-by. Anche il sistema pro-sociale, che governa le nostre capacità di entrare in relazione con gli altri, sospende il suo funzionamento normale.
Traducendo, non possiamo uscire dalla paura contando sulla riflessione o sulla capacità di rapportarci con gli altri, perché non funzionano bene in queste particolari circostanze:
Non riesco a pensare chiaramente, mi sento confuso;
ho pensieri martellanti, insistenti, ripetitivi che non riesco a lasciar andare;
non riesco a chiedere aiuto, mi vergogno;
provo diffidenza verso gli altri;
piango e chiedo sostegno come se fossi totalmente dipendente dagli altri.
Si attivano allora due vie di funzionamento del Sistema Nervoso Autonomo: come se avessimo davanti un leone, la prima (simpatica) ci porta ad attaccare o fuggire, mentre la seconda (dorsovagale) ci porta alla paralisi, al congelamento.
Quando scappiamo o attacchiamo abbiamo uno stato energetico di iperattivazione: il sangue affluisce agli arti, le funzioni normali sono sospese (non sentiamo il bisogno di mangiare, di evacuare o accoppiarci), tutta la nostra attenzione è alle gambe che ci portano via o agli arti, ai denti che attaccano.
Quando ci congeliamo, invece, siamo in uno stato di ipoattivazione: l’energia va a terra e possiamo arrivare anche a perdere i sensi. Questa è la difesa evolutivamente più antica, che ci consente di non sentire, di staccare la spina quando il pericolo è “troppo per noi” e anche la fuga non è più una possibilità.
Torniamo al pericolo invisibile del virus che aleggia. In questo mese le persone hanno reagito principalmente attivando il primo meccanismo, iperattivandosi, nei due modi:
- con l’attacco: rivolto alle autorità che non gestiscono adeguatamente l’emergenza; ai cinesi, lombardi, veneti, tedeschi che “ungono” i soggetti sani; la corsa a rifornirsi come se ci fosse una guerra, che ben rappresenta proprio questa attivazione impulsiva e non legata ai dati di realtà.
- con la fuga dalla realtà: per non sentire la paura, la nego, così ho meno paura! Sono proliferate battute, video, commenti che sminuiscono la reale situazione alle quali fa seguito il gesto scaramantico di baciarsi e abbracciarsi; “tanto son tutte storie per spostare l’attenzione da cose più gravi, che questa bufera nasconde”; “le misure di cautela sono eccessive… i politici mettono sempre le mani avanti”; “se ci abbracciamo tra noi cosa mai potrà succedere?”; “le scuole sono chiuse, andiamo al mare oppure a sciare, è un’occasione ghiotta!”
Si é creato un clima che ha portato alcuni ad isolarsi emotivamente nella diffidenza, trovando il nemico esterno con cui prendersela e altri a sminuire un problema grave e reale. Ma queste reazioni automatiche non sono state ottimali e non ci hanno aiutato a creare un buon terreno preventivo.
Oggi, a distanza di un mese, la situazione è diventata più gravosa e si stanno creando le condizioni perché si attivi il secondo meccanismo, quello dell’ipoattivazione, che potrà portare alcuni di noi in una corposa dimensione depressiva, dove l’azione diventa un’impresa faticosa.
Come usciamo da questo tipo di attivazione involontaria del Sistema Nervoso per ritrovare il nostro equilibrio?
Leggi l’articolo: Le risorse invisibili Coronavirus, Pidocchi e Speranza
Disegno di Alessandro Chiabra.