La fotografia ci ruba l’anima? In diverse culture considerate primitive lo scatto era considerato un gesto magico che catturava l’Anima della persona.
Come nell’ipnosi: “a me gli occhi”.
Attraverso la macchina entro in contatto con la realtà dell’Altro e la altero, la faccio mia, trasformandola attraverso il mio sguardo.
Ma con quali conseguenze?
Oliviero Toscani considera l’ipotesi che tante persone, troppo fotografate, rischino di diventare vuote dentro, pensiamo alle modelle o ai tanti politici costantemente sotto i riflettori e forse un po’ anche a noi, nel frequente riprenderci col telefono.
Se la foto ruba l’anima «il luogo della libertà, l’energia che ci fa vivere e andare avanti», chi la scatta dovrebbe sentire «la responsabilità – perché – la fotografia ritrae le persone per quello che sono.»
Ma questa responsabilità proprio non la sentiamo, fotografare e filmare sono diventati gesti così abituali che non ci sfiora neppure l’idea che possano ledere la libertà delle persone da noi ritratte senza permesso. Lo fanno tutti, è normale… perché mai dovremmo chiedere il permesso?
E noi che non vogliamo essere fotografati, siamo considerati ormai come gli indiani d’America, siamo dei primitivi, una minoranza che non ha la possibilità di arginare l’invasione prepotente dei cowboy del telefonino… l’unica difesa rimasta è quella di girare la testa, ma funziona solo quando ci accorgiamo di venire ripresi!
Oltre alla caduta etica connessa al non sentire la responsabilità del gesto del fotografare, c’è una, non meno grave, conseguenza sociale dell’aver assunto questo gesto ad abitudine.
Lo vediamo nuovamente attraverso le parole di Toscani:
«L’immagine ha sostituito la realtà perché la realtà esiste solo se c’è l’immagine.».
L’esposizione continua alle «immagini in movimento… -fa- diventare ciechi, -fa- vedere con gli occhi degli altri, -toglie- lo spirito critico.» e confonde, rendendo complesso distinguere il virtuale dal reale, il mio sentire dal sentire altrui.
Filmiamo tutto, fotografiamo e vediamo la vita attraverso il nostro telefono, accumuliamo immagini, ma perdiamo la possibilità di sentire proprio ciò che l’esperienza ci offre: il gusto, l’odore, il tatto, la sensazione di noi stessi in relazione agli altri.
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Stralci dell’intervista a Toscani tratti da: https://www.avvenire.it/agora/pagine/toscani-fotografare-l’anima
Foto tratta da: https://www.superprof.it/blog/corsi-di-fotografia-per-chi-debutta/