Pennac, Storia di un corpo

Autore:Daniel Pennac

Editore: Feltrinelli (2012)

 

Perché leggere il libro? (di Chiara Giudici)

Gli elementi del mio corpo mi costituiscono senza caratterizzarmi. Insomma, io non mi sono ma guardato veramente in uno specchio. Non è virtù, semmai distanza, l’irriducibile distanza che questo diario cerca di colmare. Qualcosa nella mia immagine mi rimane estraneo. Tanto che mi capita di trasalire quando la incontro inaspettatamente nella vetrina di un negozio. Chi è? Niente, calma, sei solo tu. Fin da quando ero piccolo, impiego a riconoscermi un tempo che non ho mai recuperato. (…)

 

Sentiamo, ma dobbiamo imparare ad ascoltare. Vediamo, ma dobbiamo imparare a guardare. Mangiamo ma dobbiamo imparare a tagliare la carne. Caghiamo ma dobbiamo imparare a farla nel vasino. Pisciamo, ma quando non ci pisciamo più sui piedi dobbiamo imparare a prendere la mira. Imparare vuol dire prima di tutto imparare a essere padroni del proprio corpo.

 

Pennac propone, con un linguaggio schietto, il percorso evolutivo di un essere umano, accompagnandolo nello strutturarsi della sua personalità con pochi ricami interpretativi e molta realtà data dalla cronaca dei cambiamenti corporei che hanno accompagnato e supportato l’evoluzione della sua identità. È un libro ricco, che contiene il vissuto traumatico e la sua evoluzione nell’arco di una vita. Intenso, toccante, vero.

 

Quarto di copertina: Tornata a casa dopo il funerale del padre, Lison si vede consegnare un pacco, un regalo post mortem del defunto genitore: è un curioso diario del corpo che lui ha tenuto dall’età di dodici anni fino agli ultimi giorni della sua vita. Al centro di queste pagine regna, con tutta la sua fisicità, il corpo dell’io narrante che ci accompagna nel mondo, facendocelo scoprire attraverso i sensi: la voce stridula della madre anaffettiva, l’odore dell’amata tata Violette, il sapore del caffè di cicoria degli anni di guerra, il profumo asprigno della merenda povera a base di pane e mosto d’uva. Giorno dopo giorno, con poche righe asciutte o ampie frasi a coprire svariate pagine, il narratore ci racconta un viaggio straordinario, il viaggio di una vita, con tutte le sue strepitose scoperte, con le sue grandezze e le sue miserie: orgasmi potenti come eruzioni vulcaniche e dolori brucianti, muscoli felici per una lunga camminata attraverso Parigi e denti che fanno male, evacuazioni difficili e meravigliose avventure nel sonno. Con la curiosità e la tenerezza del suo sguardo attento, con l’amore pudico con cui sempre osserva gli uomini, Pennac trova qui le parole giuste per raccontare la sola storia che ci fa davvero tutti uguali: grandiose e vulnerabili creature umane.

 

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